I DUE PRESIDENTI
(THE SPECIAL RELATIONSHIP)
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“I veri amici ti pugnalano di fronte”. Oscar Wilde
Washington, 1992. Tony Blair non è ancora stato eletto primo ministro. Arrivato nella capitale degli Stati Uniti, si incontra con gli esperti di comunicazione del presidente americano Bill Clinton. Un’occasione unica questa per capire a fondo gli ingranaggi dell’oratoria politica. Dopo qualche mese – poco tempo prima dell’elezione - torna negli Stati Uniti per recarsi alla Casa Bianca. L’incontro con Bill Clinton è memorabile. Tra i due nasce subito una simpatia “a pelle” e iniziano a parlare amabilmente, come se si conoscessero da anni.
Il racconto sintetizza nove anni di storia (1992-2001), tra il pubblico e il privato: dalle parole pronunciate da Blair all’indomani delle stragi terroristiche a opere dell’Ira, al sexy gate che mette sotto scacco Clinton, passando per silenzi, strette di mano, sguardi che valgono più di mille parole. E poi momenti mozzafiato strappati all’intimità più segreta (Blair che fa il bagno in vasca ‘accudito’ dalla moglie, Clinton che osserva la consorte dormire prima di rivelarle di Monica…), veri e propri strappi all’’etichetta’ ufficiale che il cinema ha sempre imposto sull’argomento.
Cinema politico e civile, sperimentale e classico, con un gusto per la costruzione drammaturgica ad incastro che non può non ricordare Joseph L. Mankiewicz e i suoi labirinti linguistici. Ma anche cinema profondamente umanistico. Capace di raccontare due politici che hanno fatto la storia del loro tempo. E di denudarli come nessuno aveva mai fatto prima. Perché i veri protagonisti de “I due presidenti (The Special Relationship)” sono due uomini fragili, bugiardi, coraggiosi e appassionati. Due come tanti alle prese con responsabilità non comuni.
Il cinema (forse) non aveva mai raccontato la politica in modo così appassionante.
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