A COME
ADOLESCENZA: TRA
REALISMO TURBOLENTO, ANORESSIA, BULIMIA,
SOCIAL NETWORK E L'INSOSTENIBILE BISOGNO DI
AMMIRAZIONE
QUAL È STATO
IL MOMENTO ESATTO IN CUI ABBIAMO APPRESO CHE I
NOSTRI CORPI NON SONO ALL’ALTEZZA? QUANDO IL
NOSTRO ASPETTO È DIVENTATO COSÌ IMPORTANTE? CHI
CI HA INSEGNATO IL CONCETTO DI BELLEZZA?
Al cinema, ce
lo ricorda un film recente: Paula,
secondo lungometraggio di Florencia Wehbe: sarà
presentato il 29 luglio in concorso e in
première europea al Giffoni Film Festival,
sezione GENERATOR +13
Quel che è successo
in pochi anni e con un'accelerazione imprevedibile
dovuta ai social, è noto: la prevalenza del Sé.
Come se -in assenza di grandi narrazioni condivise
- l’individuo fosse diventato insensibile alle
regole, pretendendo di realizzarsi e ottenere con
facilità benessere, potere sociale, magari
ricchezza. Oggi il desiderio più profondo di
ragazze e ragazzi - ma sempre di più anche degli
adulti - è quello di suscitare ammirazione. E se
non c'è l'ammirazione, c'è la vergogna: risulta
intollerabile l'idea di essere considerati brutti,
insignificanti, privi di fascino. Alla caduta
dell'etica condivisa ha corrisposto l'enfasi
sull'estetica, il potere della seduzione. Ecco
perché oggi la paura di essere inadeguati, di non
essere all'altezza delle aspettative, di non
essere desiderabili, è divenuta la causa più
diffusa di sofferenze.
Al cinema, ce lo
ricorda un film recente (una coproduzione
Argentina-Italia): Paula, secondo
lungometraggio di Florencia Wehbe.
La pellicola è stata
prodotta per Bombilla Cine (AR) da Fernanda Roca e
Dario Mascambroni e per The Piranesi Experience
(IT) da Claudio Esposito, selezionato quest'anno
come unico italiano tra i giovani produttori
europei per l'ACE Mentoring Programme EU 2022. Paula,
ad Aprile 2022 è stato presentato al BAFICI di
Buenos Aires ottendo vari riconoscimenti (tra cui,
il premio FEISAL per il miglior regista under 35 e
nomination al miglior montaggio).
Il 29
luglio sbarca in Europa e sarà
presentato in concorso e in première europea
al Giffoni Film Festival, sezione GENERATOR +13,
alla presenza della regista, della
co-sceneggiatrice Daniela De Francesco e dei
produttori.
Paula è un
bellissimo e vivido ritratto dell'adolescenza di
un gruppo di ragazze quattordicenni. E una in
particolare: la Paula del titolo. Il film cerca di
catturare l'essenza di un'epoca complessa, con
personaggi imperfetti, e di mostrare con grande
rispetto il luogo oscuro in cui può trovarsi un
adolescente con problemi di bulimia e anoressia.
Ma rivela anche quanto la virtualità sia
pericolosa per tutti, ma ancor di più per la
sensibilità dei minori.
LA STORIA. Il
film racconta la storia di un'adolescente e dei
suoi problemi alimentari. Una ragazza di
quattordici anni che inizia a porsi alcune domande
sulla sua immagine. Durante tutto il film, viene
esposto il modo in cui sperimenta il rifiuto di
alcune parti del suo corpo, il che la porta a
indagare sui metodi per perdere peso su Internet.
In quel vagabondare per la virtualità, trova un
blog in cui crea un profilo anonimo che
interesserà lei e il suo intero ambiente, il blog
fornisce consigli sulle diete e persino istruzioni
su come vomitare…
All'interno di quel
mondo virtuale, condivide foto e video dei suoi
amici, come in un reality, pubblica ciò che vuole
essere senza tener conto del pericolo di esporre
tutto quel materiale. Tutto questo dura finché …
La cinepresa cattura
il difficile mondo adolescenziale dal personaggio
di Paula, non solo dall'alimentazione, ma anche
dai legami tra genitori e figli, fratelli, amici,
amori complicati. Insomma, la regista Florencia
Wehbe - con grande rispetto e mostrando i primi
piani dei volti, il mondo quotidiano della scuola,
le uscite e le conversazioni degli adolescenti
- si pone il problema di come mostrare
il luogo oscuro in cui può trovarsi un adolescente
con problemi di bulimia e anoressia.
Paula ha come
protagonista Lucía Castro,
un'attrice sensibile e audace che si insinua nella
pelle di questo personaggio. Sia lei che le le
coprotagoniste (Lara Griboff, Julieta
Montes, Tiziana Faleschini, Liz Correa)
sono tutte esordienti.
"La pubertà e
l'adolescenza sono un'età difficile, cambiamo
molto", spiega Wehbe, che ha lavorato sul set
insieme al drammaturgo Ricardo Ryser. “Ho guidato
le ragazze nel percorso di costruzione del
personaggio. Nessuno di loro aveva esperienza
davanti alla cinepresa, quindi è stata una bella
sfida. Le ragazze hanno anche dato molto ai loro
personaggi e mi hanno aiutato a capire com'è
essere un'adolescente oggi. È stato un lavoro
molto personale, abbiamo parlato molto e hanno
avuto l'opportunità di improvvisare in molte
scene, il che ha portato molta freschezza al
rapporto tra loro”.
E la regista
prosegue con parole importanti attorno al film e
alla storia che racconta: “Possiamo
ricordare molte pietre miliari della nostra vita
con perfetta chiarezza: le nostre prime
mestruazioni, il nostro primo bacio, un litigio o
un incidente che abbiamo avuto. Situazioni o
aneddoti che ci hanno fatto crescere o imparare.
Ma qual è stato il momento esatto in cui abbiamo
appreso che i nostri corpi non bastano? Quando il
nostro aspetto è diventato così importante? Chi ci
ha insegnato il concetto di bellezza, quali
strumenti ha utilizzato”?
E ci tiene ad
aggiungere che: “La costruzione degli standard di
bellezza femminili è una questione sociale,
politica ed economica; cambia nel corso dei
decenni, ma ha sempre l'unico obiettivo di
abbatterci, di distruggere a poco a poco la nostra
autostima. L'oppressione e il danno che il
business della bellezza ha inflitto negli anni
alla società, in particolare alle donne, è immenso
e irreversibile.
Con un urlo finale:
“Paula è un grido disperato, urgente,
necessario; è una boccata d'aria fresca, una
storia che racconta l'inizio di uno stigma che
lascerà cicatrici nel corpo e nella mente,
fantasmi che ci accompagneranno per il resto della
nostra vita”.
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