Fargli festa, al
lavoro, come in quasi tutto il mondo il 1°
di Maggio, significa riconoscergli un
carattere di oggetto fondatore, quindi
‘sacro’, quindi degno di un rispetto –
laicamente – religioso.
Nella sua forma di arte altamente
‘popolare’, il cinema contribuisce a
ricordarci proprio questo.
Come ce lo ricorda lo
Statuto dei Lavoratori, che, grazie a
Giacomo Brodolini, mise l’Italia
all’avanguardia della vita civile e sociale:
lo Statuto tradusse in legge il magnifico
articolo 1 della Costituzione: "L'Italia
è una Repubblica democratica, fondata sul
lavoro…”
UOMINI IN MARCIA
UN FILM DOCUMENTARIO DI Peter Marcias
L’USCITA NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE: dall’1
giugno – il giorno che precede la
Festa della Repubblica – sarà distribuito da Notorious
Pictures
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…”
Uomini
in
marcia,
scritto e diretto da Peter Marcias, dall’1
giugno – il giorno che precede la
Festa della Repubblica – sarà distribuito nelle
sale cinematografiche da Notorious Pictures: da oggi, disponibili il trailer e il
manifesto.
A ridosso
della Festa del Lavoro del Primo Maggio, la
distribuzione in Italia sarà preceduta
dall’anteprima nazionale pubblica a
Carbonia: giovedì
2 maggio, Cine-Teatro Centrale, ore 18.
Il film documentario - prodotto
da Agnese Ricchi e Mario Mazzarotto per Ganesh
produzioni, Ultima Onda produzioni, in
collaborazione con Rai Cinema, Aamod, Cineteca
Sarda Società Umanitaria, Morgana Studio, con il
sostegno della Fondazione Sardegna Film
Commission – Bando Filming Cagliari -, è stato
presentato in anteprima mondiale alla
diciottesima edizione della Festa del Cinema di
Roma (Selezione Ufficiale, “Special Screening”).
Mentre
tutto cambia intorno a noi, ci domandiamo: cos’è
questa crisi? La fine del capitalismo moderno?
Il ritorno di Keynes?
Uomini in
marcia di Peter Marcias vuole essere uno
sguardo indietro, al recente passato, per
marciare insieme a chi ha combattuto e difeso un
diritto, vitale e fondamentale, oggi sempre più
negato e svilito nel suo significato etico:
quello al lavoro e alla sua dignità. Voci di
lotta, interviste, riflessioni vibrano nel magma
fluttuante delle immagini di repertorio, a
ricordarci che la storia siamo noi. Un viaggio
istruttivo
nelle campagne e nelle fabbriche, nelle Isole,
al Nord e al Sud del Paese.
Insieme alle testimonianze di Ken Loach
(inflessibile narratore della working
class) e
di Laurent
Cantet (autore dallo sguardo veramente
incisivo che osa temi durissimi come lo scontro
sociale e generazionale insieme) e alle voci di
Peppino
La Rosa, Giampaolo Puddu, Bruno Saba,
Antonello Cabras, Salvatore Cherchi, la
voce narrante principale è di Gianni
Loy, professore di diritto del lavoro
all’Università di Cagliari dal 1975 al 2014,
scrittore e poeta.
Necessarie,
anche le testimonianze d’archivio: Giuseppe
Di Vittorio, Giacomo
Brodolini, il
padre dello Statuto dei Lavoratori, Laura
Conti, Gino Giugni, Luciano
Lama, Arrigo Miglio, Mario
Scelba…
I ricordi delle battaglie dei
lavoratori del Sulcis-Iglesiente, le miniere, le
proteste, la chiusura delle fabbriche, i
sindacati, la marcia per lo sviluppo, la
riqualificazione di alcune aree, la tutela
dell'ambiente…
Un viaggio in Italia e una
storia in cui temi universali come il diritto al
lavoro diventano una visione comune attraverso i
volti, le voci, i colori, ma anche il dolore e
la passione di uomini e donne.
--
-- --
[…] La
nostra Costituzione dice che c'è il diritto
allo sciopero, cioè il diritto a lottare, il
diritto al conflitto, perché da questo possono
nascere migliori condizioni di vita per i
lavoratori.
In
fondo è grazie a quel diritto al conflitto che
la Costituzione riconosceva con il diritto di
sciopero che poi sono arrivate le nuove leggi
in attuazione disegno costituzionale. Lo
Statuto dei lavoratori è arrivato nel 1970, ma
è arrivato a seguito di grandi manifestazioni
dei lavoratori, di grandi lotte operaie, di
un'ideologia che accettava e cercava di
trasformare quei principi della Costituzione
in realtà […]
[…] il
tema vero non è soltanto una repubblica
fondata sul lavoro, che è il principio, lo
scenario, ma quanto poi viene detto
successivamente e cioè che tutti hanno il
diritto al lavoro, che lo Stato deve rimuovere
gli ostacoli perché tutti possano lavorare
dignitosamente […]
(Gianni
Loy,
dai dialoghi del film)
[…] Ciò
che è cambiato negli ultimi due decenni, tre
decenni, è che fino a poco tempo fa pensavamo
che se non avessimo vinto questa volta,
avremmo vinto la prossima o quella dopo ancora
o tra 20 anni, 50 anni. Un giorno vinceremo.
Ora non abbiamo questo lusso. Non abbiamo il
lusso del tempo […]
(Ken
Loach,
dai dialoghi del film)
[…] Oggi ho
l’impressione che la crisi sia ancor più forte
di quella di quindici anni fa. Tutto
è
peggiorato, ciò significa che si è pronti ad
accettare qualsiasi condizione di lavoro.
Poiché c’è molta disoccupazione e non si vuole
perdere il lavoro, si è pronti ad accettare
tutta la violenza dell’ultraliberismo, così
com’è stato gradualmente implementato. Solo
perché le condizioni sociali sono peggiorate,
non possiamo più permetterci di non giocare
questo gioco […]
(Laurent
Cantet,
dai dialoghi del film)
--
-- --
NOTE
DI
REGIA
Dopo
l’uscita
in sala nel 2018 del mio film documentario Uno
sguardo alla Terra tornai a Carbonia
e rimasi colpito, rovistando tra gli archivi del
Centro Servizi Culturali Carbonia della Società
Umanitaria – Fabbrica del Cinema, da un evento
che legò nel 1992/93 ventisette comuni del
Sulcis Iglesiente e relativamente al quale il
Centro stesso aveva già avviato un importante
lavoro di raccolta di testimonianze e
documentazione, con l’obbiettivo di restituire
alla memoria collettiva, proprio attraverso la
realizzazione di un film, uno degli episodi più
importanti della storia del lavoro nel
territorio.
Quelle
persone
marciando dapprima nel loro territorio, per poi
arrivare a Roma, unendo la loro “voce”, davano
un forte segnale al resto dei lavoratori
italiani. E proprio quella marcia di uomini,
donne e bambini, fece da apripista di tante
lotte per il lavoro nel nostro Paese.
Ma
cosa
è successo prima di quell’evento? E cosa sta
accadendo ora? Da quel momento in poi ho
iniziato a “disturbare” e interrogare
lavoratori, sindacalisti, politici, professori
di diritto, registi, cantanti, per farmi
raccontare il mondo del lavoro in Italia.
Volti,
voci,
colori, suoni, dolore, passione e soprattutto
tante immagini. Man mano il racconto prendeva
forma. Volevo ripercorrere alcuni dei momenti
salienti della questione “lavoro” nella nostra
nazione, e di riflesso nella mia Sardegna. Un
passato doloroso e un presente poco chiaro,
complici gli errori della classe dirigente di
ogni epoca.
L’incontro,
con
il mio professore universitario Gianni Loy, poi
con il maestro Ken Loach, Laurent
Cantet e altri, mise in ordine le mie idee. Il
grande regista inglese, autore di capolavori
indiscussi, in due giorni a Londra, mi ha
mostrato la sua “radiografia” della Terra. Ho
avuto così gli spunti per chiudere la mia opera
che racconta certo tematiche del lavoro, ma
sottolinea l’importanza e l’impegno di uomini e
donne qualunque per il futuro delle nuove
generazioni. Possiamo salvarci, se
abbiamo cura dell’ambiente che ci ospita. Tutto
passa da lì.
Temevo
di realizzare un saggio, invece mi pare di no: è
stato un pretesto per studiare e andare avanti
nel mio lavoro. La storia va sempre tenuta in
considerazione, perché il futuro va affrontato
con grande consapevolezza.
(Peter Marcias)
PETER
MARCIAS – sceneggiatore/regista
Peter
Marcias (Oristano,
1977)
esordisce con numerosi corti, tra cui Olivia, Il
Canto
delle Cicale e Sono
Alice, presentati nei
festival internazionali di Taipei, Giffoni,
Istanbul e São Paulo. Di seguito realizza la sua
opera prima Un attimo sospesi (2008)
con Paolo Bonacelli, Nino Frassica e Ana
Caterina Morariu, e successivamente I
bambini della sua vita (2011)
che ottiene il Globo d’Oro per la migliore
attrice a Piera Degli Esposti. Nel 2012, Dimmi
che destino avrò è presentato
al Torino Film Festival, e La nostra
quarantena, interpretato da
Francesca Neri, è evento speciale alla Mostra
Internazionale del cinema di Pesaro e finalista
ai Nastri D’Argento. Ha diretto alcuni
documentari, Liliana Cavani, una
donna nel cinema (2010),
presentato alle Giornate degli Autori della
Mostra di Venezia e al Moscow International Film
Festival, Tutte le storie di
Piera (2013), Torino Film
Festival e Nastro d’Argento Speciale, Ma
la Spagna non era cattolica? (2007)
e Silenzi e parole (2017)
entrambi riguardanti le tematiche
LGBTQIA+. Nel 2018 è al Festival di
Trieste, Londra e Guangzhou, con Uno
sguardo alla Terra. Nello stesso
anno torna alle Giornate degli Autori della
Mostra di Venezia con il breve film L'unica
lezione, dedicato alla figura del
regista iraniano Abbas Kiarostami.
Nilde
Iotti, il tempo delle donne, il
suo
film documentario del 2020, con la
partecipazione di Paola Cortellesi, prodotto da
Mario Mazzarotto per Ganesh Produzioni e
Movimento Film, è stato presentato alle Giornate
degli Autori nell’ambito della 77. Mostra di
Venezia. Ha ottenuto la candidatura ai Nastri
D’Argento, ed è uscito nelle sale italiane e in
streaming distribuito da I Wonder Pictures.
In
tv
è stato trasmesso da Sky Arte e La7.
Le
sue
opere testimoniano un forte interesse per un
cinema legato a tematiche artistiche, sociali e
politiche.
2023
Uomini
in
marcia
[doc]
2022
Lo
sguardo esterno [cm]
2022
Pensaci [cm]
2021
Una
nuova
voce
[cm]
2020
Nilde
Iotti,
il tempo delle donne
[doc]
2018
L'unica
lezione
[cm]
2018
Uno
sguardo
alla Terra
[doc]
2017
Silenzi
e
parole
[doc]
2017
Strollica [cm]
2016
Il
mio cane si chiama vento
[cm]
2015
La
nostra
quarantena
2014
Sono
uguali
in vacanza
[cm]
2013
Tutte
le storie di Piera
[doc]
2012
Il
mondo sopra la testa
[cm]
2012
Dimmi
che
destino avrò
2011
I
bambini della sua vita
2010
Liliana
Cavani,
una donna nel cinema
[doc]
2008
Un
attimo
sospesi
2007
Ma
la Spagna non era cattolica?
[doc]
2006
Bambini
[episodio:
Sono
Alice]
2004
Il
canto delle cicale
[cm] 2003
Olivia
[cm]
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