IL MONDO ADDOSSO




IL MONDO ADDOSSO È UN FILM SUL FUTURO DEL NOSTRO PAESE
Le vite dei giovani protagonisti riguardano tutti noi, sono le premesse di ciò che il nostro paese si prepara ad essere, e nello stesso tempo sono lo specchio del superamento dell’idea dell’Italia multietnica così come è stata formulata negli anni scorsi. Questa è una riflessione che mi sono trovata a fare procedendo nel lavoro: come se ad un certo punto noi tutti non potessimo più credere nell’idea stessa di città multietniche e dovessimo renderci conto di quanto sia necessario pensare in termini diversi, aprire gli occhi sui conflitti, restituire in termini di progettualità concreta un altro tipo di idea di paese multietnico, basata sulla condivisione dei destini e non solo sulla appropriazione delle risorse umane e della forza lavoro.

Il progetto migratorio di Mohammad Jan, di Cosmin, di Inga, di Josif, è legato all’equilibrio del mondo intero; i giovani afgani continuano a scappare dai pericoli pre e post guerra di liberazione, a loro si aggiungono le migliaia di persone che arrivano dai paesi che abbiamo imparato a conoscere e si aggiungeranno i piccoli iracheni che hanno cominciato il loro viaggio, che durerà anni e li farà approdare quasi uomini; e la cosa che più mi ha colpito mentre facevo il film era la consapevolezza acquisita della presenza ingombrante e terribilmente necessaria della rete internazionale del traffico di vite umane. Come se insieme ai giovani afgani io riprendessi una intera condizione esistenziale, lo smarrimento e il ritrovarsi, l’impossibilità di appartenere ad un luogo.


Il film fa parte del mio percorso personale, prima ancora che professionale: dopo L’isola, il successo a Cannes, l’ottima uscita in Francia e in altri paesi, ho sentito l’esigenza di affrontare le domande e le inquietudini a cui volevo dare risposta e proporre una mia idea di cinema, che è fatta di prossimità, di mettersi in gioco, di ascolto, per toccare il fondo e rinascere, con la consapevolezza di essere in cammino. Il mondo addosso è tutto questo: andare dove di solito non si va per paura, perché è impervio o difficile. E andarci non per cercare lo scandalo ma per vivere e restituire la vita attraverso il racconto, come quando ho imparato a conoscere Josif che ha casa in un treno abbandonato nascosto tra le pieghe della città, che a un pupazzo di peluche affida la sua sorte e mi guarda e mi dice: “tu devi tornare tra vent’anni così vediamo cosa sono diventato”.
(Costanza Quatriglio)

SINOSSI BREVE
Arrivano da lontano, non hanno ancora diciotto anni e sono soli, hanno fatto tanta strada; tanta strada li attende. La loro casa era in Afghanistan, in Romania, in Moldavia. Per alcuni i legami familiari sono stati spezzati dalla guerra, da altri le famiglie attendono un aiuto finanziario. Le storie di Mohammad Jan, Cosmin, Inga e Josif si intrecciano nell’incertezza dell’oggi e nella fatica di costruirsi un futuro.


Regia Costanza Quatriglio
Soggetto e sceneggiatura Costanza Quatriglio
Suono
François Waledisch
Musiche originali Vladimir Denissenkov
Montaggio Giovanni Ballantini (a.m.c.)
Direttore della fotografia Vladan Radovic
Prodotto da Costanza Quatriglio, Rean Mazzone per Dream Film - Ila Palma

Assessorato Politiche Sociali e Promozione della Salute del Comune di Roma
Provincia di Roma

Italia 2006 - 90’ - Colore - Digital - 1.1:85
Vendite estere: Dream Film

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