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IL FANTASMA DI CORLEONE
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E’ possibile che un uomo riesca a vivere nascosto su un’isola da 42 anni, braccato da centinaia di poliziotti, e continui ad essere il capo supremo di Cosa Nostra?
In Sicilia, terra di misteri e di vulcani, è possibile.
Marco, giovane reporter siciliano, torna a Palermo in un viaggio-thriller per smascherare l’ultimo mistero italiano, ancora non risolto : Bernardo Provenzano. Il fantasma è vivo ma è come se fosse morto. Nessuno conosce il suo volto, né la sua voce. Si sa soltanto che nacque a Corleone il 31 gennaio 1933.
“Caro amico, quel ragazzo non ha come noi, una grande esperienza della vita malvagia… insegnagli a restare calmo, corretto e coerente… Prima di parlare bisogna sempre conoscere la verità… Ora ti saluto e ti benedico.”
E’ la voce del padrino che scrive una lettera ad uno dei suoi fedelissimi : è così che governa Cosa Nostra alternando saggezza e brutali esecuzioni. Il volto di Provenzano non lo vedremo mai… solo una voce, e le immagini evocatrici del suo mondo… un mondo si isolamento, macchinazioni e solitudine.
Il film passa continuamente dal lato degli inseguitori a quello del fuggiasco e viceversa, creando la tensione e il ritmo propri a questo thriller del reale.
Il cerchio si stringe attorno a Provenzano, gli investigatori arrestano gli uomini a lui vicini, ma misteriosamente lui riesce sempre a sfuggire… come un fantasma. I vari investigatori che invano l’hanno cercato da 42 anni, svelano i misteri legati alle sue insospettabili protezioni. Giuseppe Linares, giovane e impavido capo della Squadra mobile di Trapani non perde la speranza e incita i suoi uomini alla lotta : “Mostrate ai mafiosi la luce abbagliante di cui siamo fatti !”
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Se il film è soprattutto un thriller, nel racconto della ricerca dell’eterno latitante, il regista non tralascia di porre anche una nuova riflessione sulla mafia: Provenzano è ricchissimo, da quarant’anni accumula ricchezze ma non può goderne. A cosa sono serviti allora 42 anni di crimini e omicidi, se puoi devi vire isolato, come un profugo, lontano dalla famiglia e dai figli ? Un’ipotesi di risposta la dà un vecchio proverbio siciliano : “Comandare è meglio che fottere !”
Chissà se queste amare riflessioni offuscano i pensieri e tormentano le notti dell'ultimo padrino….
Marco Amenta nasce a Palermo l'11 Agosto 1970 e dopo il liceo comincia a lavorare come foto-giornalista per « Il Giornale di Sicilia » e per alcuni settimanali nazionali.
Nel 1992 si trasferisce a Parigi, dove continua come foto-giornalista per l’agenzia francese Gamma e per diversi settimanali francesi, come Paris Match, l’Express, VSD, ecc. A Parigi dopo la Laurea in Cinematografia all’Università "Paris 8” realizza, come regista o direttore della fotografia, vari cortometraggi in pellicola.
Realizza un documentario durante la guerra in ex-Jugoslavia "Born in Bosnia" per la TV francese, presentato al festival "Palermocinema" e un altro a Cuba, "Lettre de Cuba", vincitore del Premio francese "Rouletabille" per giovani registi.
Nel 1995, crea la società francese Odissea, con la quale dirige e produce il film « Diario di una siciliana ribelle ». Il film vince 21 premi internazionali e viene trasmesso in 30 paesi. In Italia è trasmesso da RAI 2 in prima serata.
Con Ugo PIRRO e Sergio DONATI ha scritto la sceneggiatura di "C'era una volta in Sicilia", che dirigerà prossimamente.
Ha scritto e diretto la docu-fiction Il fantasma di Corleone, in coproduzione con la tv francese Arte.
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Regia Marco Amenta
Sceneggiatura Andrea Purgatori, Marco Amenta
Fotografia Fabio Cianchetti
Suono Andrea Moser
Montaggio Claudio Di Mauro, Patrizia Cerasani
Musiche Paolo Buonvino, Mario Modestini
una produzione
Eurofilm s.r.l.
coproduttore Mediterranea film - Arte France
produttore Simonetta Amenta
IN SALA DAL 31 MARZO |
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