LARGO BARACCHE
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Nei meandri di una Napoli decadente sorge Largo Baracche, cuore pulsante dei Quartieri Spagnoli. Nei labirinti di questi antichi vicoli, il regista Gaetano Di Vaio scruta e segue le vite di sette ragazzi. Con forza e morbidezza, con leggerezza e profondità, la macchina da presa ci mostra esistenze differenti, ognuna alle prese con il proprio passato, con i loro sogni e le loro avversità. C'è chi deve fare i conti con la propria appartenenza, perché figlio di un boss "che ha dato le dimissioni", chi cerca di arrivare a fine mese improvvisandosi parcheggiatore abusivo, chi crede ancora nelle istituzioni – soprattutto quella scolastica – e chi punta il dito contro la borghesia benpensante. Quelle di Carmine, Gianni, Mariano, Giuseppe, Luca, Gennaro ed Antonio sono vite dissestate, destinate ad incontrarsi per costruire e costruirsi un'alternativa, una via d'uscita. I giovani, infatti, formano insieme una "batteria". Non una di quelle che, parafrasando il linguaggio camorristico, "vanno a fare il morto". No, la loro si potrebbe quasi definire "una batteria del bene". Si uniscono per affrontare insieme difficoltà, disillusioni, pregiudizi e contrastare quella malavita che distrugge ed opprime la città ed il Paese intero. Attraverso i loro occhi e le loro parole, l'autore ci mostra la voglia di riscatto e di credere ad un futuro diverso da quello che sembra già cucito addosso a chi nasce nei Quartieri Spagnoli. La forza ed il coraggio di poter credere, persino per coloro che sono cresciuti in un luogo in cui "le opportunità sono eccezioni", in cui fin dalla nascita – come una spada di Damocle – sembra incombere una minaccia, una condanna, il peso di un destino già scritto che ognuno di loro si dovrà portare sulle proprie spalle che, invece, un'altra vita è possibile.
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